Angela Cavallini insegna nella scuola primaria di San Felice sul Panaro. Con i suoi alunni, all’inizio dell’anno, ha ricominciato in una scuola costruita con tutti i criteri antisismici. Ecco la sua ricetta per sentirsi più sicuri.
Angela Cavallini insegna nella scuola primaria di San Felice sul Panaro. Con i suoi alunni, all’inizio dell’anno, ha ricominciato in una scuola costruita con tutti i criteri antisismici. Ecco la sua ricetta per sentirsi più sicuri.
I miglioramenti nell’edilizia scolastica, la solidarietà, la maturazione personale. I “vantaggi” che il terremoto ha portato con sé, nonostante tutto, secondo alcuni bambini di Dosso di Sant’Agostino in provincia di Ferrara.
Dal tempi del Friuli in poi, se chiedo a qualcuno che è stato testimone di un terremoto qual è la cosa che lo ha spaventato di più, due volte su tre mi dice: il rumore. La cosa che invece ha letteralmente terrorizzato me è stato il silenzio. L’ho conosciuto a L’Aquila già il primo giorno in cui abbiamo iniziato i sopralluoghi per girare “Non chiamarmi Terremoto”. Camminavamo per il centro storico abbandonato, cristallizzato in un’istante che sembrava eterno, come nel mondo della Bella Addormentata che guardavo da piccola nei volumi delle Fiabe Sonore. Dove passa il terremoto c’è un silenzio che fa male alle orecchie, perché non è il silenzio bello, che ti sei meritato dopo una giornata impegnativa, quando affondi fino alle orecchie nella vasca da bagno come un ippopotamo. E’ piuttosto un silenzio da vecchi set di film western abbandonati. Pieni di fantasmi, di frasi lasciate a metà, di gesti che nessuno porterà a termine. Arrivando a Crevalcore, poco più di un mese dopo la scossa più forte, ho provato la stessa paurosa emozione. Giravo per un corso solitario, sospeso nel nulla, sorretto da stampelle di legno e cinghie, afflitto dalla stessa rumorosissima assenza di suoni, voci, parole, vita quotidiana. Ho pensato che per un regista, provare le stesse paure dei personaggi che ha inventato, è un incubo vero! Per questo il sollievo è grande quando le strade vuote, i negozi, i portoni si riempiono di colori, disegni, plastici. Oggetti che riportano alla vita, che attirano persone ancora troppo spaventate per riappropriarsi delle strade in passato a lungo calpestate… I colori chiassosi di un cartoncino, le molle sbilenche sotto al modellino di una casa, le invenzioni antisismiche dei più piccoli… La funzione terapeutica del lavoro di rielaborazione di bambini e ragazzi si allarga a macchia d’olio su tutta la comunità. Rimette in forze, dà un po’ di coraggio. É vero, funziona proprio così. L’ho già visto accadere. Accade in questi giorni a San Felice, Sant’Agostino, Crevalcore…
Beba Gabanelli
Gli alunni e le alunne della classe seconda D della scuola primaria L.A. Muratori di San Felice sul Panaro, con l’insegnante Angela Cavallini, il terremoto l’hanno rielaborato così.
Una mattina ci siamo svegliati e… tutto è cambiato!?!
All’improvviso… un tremore, un boato, uno scossone, due, tre. Voci lontane… Voci vicine…
Aiuto! Cosa sta succedendo! Il terremoto! Dove sei? Non ci vedo! Mamma, papà dove siete? Svegliati! C’è il terremoto! Mettiti sotto all’architrave! Mettiti sotto all’arco del soggiorno! Ho paura! Un’altra scossa! Svelti usciamo! Aspetta ancora! E’ tutto a terra! Attento ai vetri, ti puoi tagliare! L’armadio è caduto! Sono sotto al letto! Il mio letto si è spostato! Sono caduto dal letto! Vieni fuori! Presto scendiamo! Attento agli scalini! Metti un cuscino sulla testa! Attento ai calcinacci! Attento ai comignoli! Ci siamo tutti? Dov’è il cane? È scappato. Guarda, la casa trema! Senti quante scosse? Ho freddo! Ho paura! E i nonni? Il telefono non prende! Non ho preso la chiave dell’auto! Non ci vedo, ho lasciato in casa gli occhiali! Le mie medicine! Corri a vedere se la nonna sta bene! Che disastro! È crollata la rocca! È crollata la chiesa! Il centro è coperto da un gran polverone!
Elisabetta: è cambiato il nostro paese.
Vlad: sono cambiate tutte le case.
Veronica: la rocca è crollata, solo una torre è rimasta su.
Ludovica: tutta la gente è cambiata.
Samuele: le nostre case non sono come prima.
Daniele: le scuole sono cambiate.
Nicola: il colore delle auto è cambiato.
Kabir: è cambiato tutto.
Luca: si scuoteva la terra.
Gabriele: ci sono state tante scosse.
Samuele: siamo usciti dalle case.
Laura: tutti urlavano.
Eleonora: una persona si è buttata dal balcone.
Alex: alcune persone sono scappate via.
Sofia: è scoppiato l’acquario di mia zia.
Sophia: è andata via la luce.
Giuseppe: ho sentito tremare il letto.
Kabir: si sono rotti i piatti e i bicchieri.
Yassin: c’erano le crepe sulle scale.
Ludovica: cadevano i quadri.
Giuseppe: cadevano i libri.
Laura: abbiamo avuto paura.
Veronica: Le televisioni si sono rotte.
Vlad: i mobili della cucina sono caduti.
Sofia: si è rotto l’armadio.
Luca: alcune persone hanno cercato un’altra casa.
Gabriela: i mobili ci cadevano addosso.
Luz: i vasi dei fiori si sono rotti.
Gabriele: solo alcuni hanno fatto in tempo a vestirsi.
Vlad: altri erano in mutande.
Eleonora: alcuni vicini sono venuti a dormire in macchina con noi.
Luca: le persone sono tornate in casa per prendere il necessario.
Giuseppe: la sera prima si era sentita una scossa.
Eleonora: io avevo sentito una scossa prima e dormivo giù.
La nostra mente va indietro nel tempo. Avevamo una bella rocca, con un parco dove i bambini si divertivano a giocare. Avevamo la chiesa, una bella scuola, il teatro, tanti negozi nel centro.
Poi le persone hanno comprato le tende, le roulotte, i camper, i container, le casette di legno. Alcuni sono scappati al mare, in montagna, altri hanno cambiato casa e sono andati in città a Ferrara, a Milano, a Bologna. Altri ancora sono tornati in Marocco, in Polonia.
Il mio papà è andato ad aiutare nel campo della Protezione Civile della Toscana.
Abbiamo dormito in auto con un vetro rotto. I miei vicini sono andati in Francia perchè avevano paura. Alcuni animali sono morti, altri sono scappati. Io sono andata via con i miei animali.
I nonni volevano rimanere nelle loro case. Ci siamo accorti che alcune case sono crollate. Una casa si è spaccata a metà. Il capannone di mio zio è crollato. Nelle scuole ci sono venute molte crepe.
Dopo alcuni mesi siamo tornati a scuola e ci siamo ritrovati. Kabir è tornato in marzo perchè era andato in un albergo a Ferrara.
Ora siamo in una scuola nuova, antisismica, con delle aule piccole ma sicure, abbiamo le lavagne multimediali in tutte le classi e sta crescendo un bel prato intorno alla scuola.
Stiamo bene.
Abbiamo conosciuto nuovi amici che ci scrivono le letterine da scuole lontane e di altre regioni.
Tra poco ci costruiranno una palestra, una mensa, delle aule nuove e grandi, e… finalmente andremo in gita al Parco Esploraria!
Alessandra Pederzoli è una delle insegnanti della scuola primaria di Dosso di Sant’Agostino che ha aderito al progetto della mostra diffusa “Facciamo noi!”. E quel che racconta è il metodo utilizzato per realizzarla. Il lavoro ha coinvolto ragazzi, insegnanti, personale non docente per l’intero anno scolastico.
È una bella mattina di sole, non c’è traffico sulla statale che ci porta da Bologna verso Ferrara. Abbiamo sbagliato strada, è vero, ma non fa nulla. I fossi, la pianura, i peschi che cominciano a fiorire (no, non possono assolutamente essere mandorli…) ci riassicurano nella normalità in cui la bassa emiliana è tornata a quasi un anno di distanza dalle scosse del 20 e 29 maggio 2012.
Un po’ pazza e crudele, forse anche ingrata, che ha cominciato a vomitare fango e a “scossare” con intensità variabile. Da queste parti erano passati 400 anni. E chi ci pensava più. Nella macchina ci sono una biondissima e girovaga giornalista scientifica specializzata in dati, uno storico sismologo che riesce a ristabilire la quiete immediata là dove è scoppiato il panico, un’autrice di storie che odia espressioni come “video virale”. Fisicamente non sono presenti in macchina ma nella storia ci sono anche una giornalista esperta in video assolutamente selvaggia, due creatrici di conoscenza col dono dell’estrazione del sapere da materiali di uso comune: carta, molle, tempere. E soprattutto in questa storia ci sono molti studenti e professori. Di diverso grado, esperienza e sensibilità. E c’è un format, che potremmo (forse banalmente) chiamare: “Sapere scaccia Paura”.
I ragazzi grandi spiegano a quelli più piccoli come funzionano i terremoti, perché avvengono e cosa li mette in moto, anche con l’aiuto di materiali autoprodotti ed esperimenti. Quelli più piccoli mettono in pratica le cose imparate attraverso la costruzione di altri manufatti per testare le leggi della fisica che regolano i movimenti sotto la crosta terrestre e quelli della meccanica che permettono agli edifici di restare su, oppure non impediscono che vengano giù. E tutti gli altri intorno imparano, osservano, si fanno delle domande: insegnanti, genitori, personale della scuola.
La musica del filmato è Creative Commons 2.5
Autore: Beatmapper
Titolo: Tattoo (her highness orchestremix)